Toto Cutugno e il legame speciale con Toronto: qui scrissi L’italiano

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Toto Cutugno e il legame speciale con Toronto: qui scrissi L’italiano

L’artista racconta come nacque questo successo mondiale e parla dei connazionali che vivono all’estero: «Sono semplicemente meravigliosi»

Di MATTIA BELLO

TORONTO – “Lasciatemi cantare, con la chitarra in mano, lasciatemi cantare una canzone piano piano. Lasciatemi cantare, perché ne sono fiero, sono un italiano, un italiano vero”. Chi non conosce il testo de L’italiano, una delle canzoni che hanno fatto la storia della musica del Belpaese. Il brano fu presentato al Festival di Sanremo del 1983, dove giunse quinto. Non tutti sanno però che l’autore di questo successo mondiale, il grande Toto Cutugno, scrisse la canzone a Toronto, nel ristorante Rosa’s Place, dopo un emozionante concerto al teatro di Toronto. Abbiamo incontrato l’artista in occasione di “Una voce per Padre Pio nel Mondo”, che lo ha visto protagonista sabato scorso al Powerade Centre di Brampton, davanti a una platea di oltre 3mila persone.

Come nacque L’italiano?

«Una sera eravamo al ristorante Rosa’s Place (che allora, nei primi anni ’80, era su Finch Avenue e l’autostrada 400, ndr), avevo anche la chitarra con me, e strimpellando la chitarra è uscito L’italiano».

Da cosa fu ispirato a scrivere una delle sue canzoni più rappresentative?

«Fui ispirato dal concerto che avevo fatto quella sera al teatro di Toronto, dove c’erano tremila italiani. Alla fine, quando li salutai, feci accendere tutte le luci della sala, perché li volevo vedere in faccia. Vidi gli occhi inconfondibili degli italiani. In quel momento dissi: “Un giorno farò una canzone per voi”. Così feci, quattro ore dopo».

Cosa ha provato a cantare in occasione di “Una voce per Padre Pio nel Mondo”?

«È una doppia emozione, prima perché ritorno a trovare i miei amici italiani che vivono qui, e poi per l’evento in sé, che considero molto importante».

Qual è il suo rapporto con la spiritualità e con il santo di Pietrelcina?

«Un rapporto di grande complicità con la spiritualità. Sono stato a San Giovanni Rotondo a vedere dove viveva Padre Pio, la sua cella. Entrare lì diventa una cosa di una magia incredibile. Non sono un cristiano che va in chiesa tutte le domeniche ma comunque credo in Dio e c’è un bellissimo rapporto con la religione».

Lei ha fatto il giro del mondo con la sua musica. Quante volte si è esibito in Canada?

«Ho fatto oltre dieci concerti in questo Paese».

Qual è il suo rapporto con gli italiani all’estero? Hanno gusti ed esigenze diversi?

«Sono semplicemente meravigliosi, non posso usare un altro termine. A volte mi stupisco di come mi vogliono ancora bene dopo tanti anni. È un’emozione nuova, continua, quando vengo qui a Toronto, a Montréal, negli Stati Uniti, da tutte le parti. Quando sono qui respiro quell’italianità che nel nostro Paese si è un po’ persa».

Lei ha fatto la storia della musica italiana. C’è una parte del mondo in cui predilige esibirsi?

«Quando mi chiamano per un concerto all’estero, io salgo sul palcoscenico con la stessa forza di quella che metterei in una piazza italiana, perché la gente è lì per me, paga il biglietto per me, quindi do il massimo in qualunque posto del mondo io mi trovi».

Come considera la musica italiana attuale? Ci sarà mai un artista che potrà ricalcare le sue orme?

«Sono cambiati i tempi. Oggi ci sono tantissimi talenti italiani, ma il guaio è che non mantengono le nostre tradizioni musicali e quindi mediterranee. Qualche volta vanno a “scimmiottare” gli americani. Non possiamo dimenticare le canzoni che ci appartengono».

A cosa sta lavorando?

«Sto lavorando a un cd di dodici canzoni nuove che uscirà nell’arco dei prossimi cinque o sei mesi».

“Una voce per Padre Pio nel Mondo” ritornerà in Canada il prossimo anno. La rivedremo protagonista?

«Se mi invitano molto volentieri».

sursa: corriere.com